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GRENOBLE 1968. NONES, LECHNER, MONTI: TUTTI D’ORO

Nel 1968 le Olimpiadi invernali approdarono a Grenoble, cittadina francese a 200 metri sul livello del mare. Il che portò a un nuovo modello nel format dei Giochi, perché i francesi dovettero sfruttare le valli alpine per poter far disputare le gare. Il fondo si disputò a Autrans, lo slittino a Villard-de-Lans, lo sci alpino a Chamrousse e il bob all’Alpe d’Huez.
I francesi gioirono per i tre ori di Jean Claude Killy nelle tre discipline dello sci alpino (anche se ci fu un giallo nello slalom, quando fu solo la giuria ad assegnare l’oro al francese, battuto sul campo dal suo rivale austriaco Karl Schranz). Ma fu l’Italia la nazione più sorprendente dei Giochi. Il primo a sorprendere il mondo intero fu il fondista trentino Franco Nones che, guidato dall’ufficiale svedese Bengt Nilsson, vinse per distacco la 30 km. Partì al comando, resistette al ritorno dei nordici, ma alla fine vinse con 50 secondi di vantaggio sul norvegese Odd Martinsen. Nones era il primo non scandinavo ad aggiudicarsi l’oro olimpico. Da allora il fondo esplose negli interessi dei media e degli appassionati italiani, pronti a cavalcare sempre la strada del vincitore.
L’altra grande sorpresa arrivò dallo slittino femminile, dove si impose Erika Lechner, dopo che furono squalificate tre slittiniste della Germania Est per aver utilizzato mezzi illeciti per far andare più veloci le loro slitte. La Lechner superò lo choc dell’uscita di pista della compagna di squadra Cristina Pabst (frattura di femore e bacino) e andò a vincere, conquistando così il primo oro azzurro nella sua disciplina.
Il tripudio più grande, però, arrivò grazie a Eugenio Monti, il “Rosso Volante”, cantato da Gianni Brera. A 40 anni, dopo un inseguimento di oltre vent’anni, Monti riuscì a coronare il sogno dell’oro olimpico, anzi ne vinse addirittura due – nel due e nel quattro -. Come spesso gli era accaduto, anche questa impresa del Rosso non fu immune da una dose di thrilling: Monti gareggiava nel due con Luciano De Paolis, e fece registrare il miglior tempo nella prima e nella quarta run, mentre gli avversari, i tedeschi Horst Floth e Pepi Bader, furono i migliori nella seconda e nella terza. Fatte le somme, i due equipaggi avevano lo stesso identico tempo. Che questo benedetto oro dovesse arrivare con un ex aequo? Per fortuna, De Paolis si era studiato il regolamento a memoria e ricordò che, in caso di parità, l’oro si sarebbe dovuto assegnare alla squadra che avesse fatto registrare il miglior tempo in assoluto. Ed era Monti! Nella quarta discesa fece 1’10″5, 10 centesimi meglio dei tedeschi. E finalmente l’oro fu suo. Poi vinse anche nel quattro, sempre con de Paolis, e con Roberto Zandonella e Mario Armano.
L’Italia era in trionfo e migliaia di bimbi presero a scendere su improvvisati bob di legno o di cartone per le strade dei paesini montani. Potenza del Rosso Volante.

GRENOBLE 1968. NONES, LECHNER, MONTI: TUTTI D’ORO
Nel 1968 le Olimpiadi invernali approdarono a Grenoble, cittadina francese a 200 metri sul livello del mare. Il che portò a un nuovo modello nel format dei Giochi, perché i francesi dovettero sfruttare le valli alpine per poter far disputare le gare. Il fondo si disputò a Autrans, lo slittino a Villard-de-Lans, lo sci alpino a Chamrousse e il bob all’Alpe d’Huez.
I francesi gioirono per i tre ori di Jean Claude Killy nelle tre discipline dello sci alpino (anche se ci fu un giallo nello slalom, quando fu solo la giuria ad assegnare l’oro al francese, battuto sul campo dal suo rivale austriaco Karl Schranz). Ma fu l’Italia la nazione più sorprendente dei Giochi. Il primo a sorprendere il mondo intero fu il fondista trentino Franco Nones che, guidato dall’ufficiale svedese Bengt Nilsson, vinse per distacco la 30 km. Partì al comando, resistette al ritorno dei nordici, ma alla fine vinse con 50 secondi di vantaggio sul norvegese Odd Martinsen. Nones era il primo non scandinavo ad aggiudicarsi l’oro olimpico. Da allora il fondo esplose negli interessi dei media e degli appassionati italiani, pronti a cavalcare sempre la strada del vincitore.
L’altra grande sorpresa arrivò dallo slittino femminile, dove si impose Erika Lechner, dopo che furono squalificate tre slittiniste della Germania Est per aver utilizzato mezzi illeciti per far andare più veloci le loro slitte. La Lechner superò lo choc dell’uscita di pista della compagna di squadra Cristina Pabst (frattura di femore e bacino) e andò a vincere, conquistando così il primo oro azzurro nella sua disciplina.
Il tripudio più grande, però, arrivò grazie a Eugenio Monti, il “Rosso Volante”, cantato da Gianni Brera. A 40 anni, dopo un inseguimento di oltre vent’anni, Monti riuscì a coronare il sogno dell’oro olimpico, anzi ne vinse addirittura due – nel due e nel quattro -. Come spesso gli era accaduto, anche questa impresa del Rosso non fu immune da una dose di thrilling: Monti gareggiava nel due con Luciano De Paolis, e fece registrare il miglior tempo nella prima e nella quarta run, mentre gli avversari, i tedeschi Horst Floth e Pepi Bader, furono i migliori nella seconda e nella terza. Fatte le somme, i due equipaggi avevano lo stesso identico tempo. Che questo benedetto oro dovesse arrivare con un ex aequo? Per fortuna, De Paolis si era studiato il regolamento a memoria e ricordò che, in caso di parità, l’oro si sarebbe dovuto assegnare alla squadra che avesse fatto registrare il miglior tempo in assoluto. Ed era Monti! Nella quarta discesa fece 1’10″5, 10 centesimi meglio dei tedeschi. E finalmente l’oro fu suo. Poi vinse anche nel quattro, sempre con de Paolis, e con Roberto Zandonella e Mario Armano.
L’Italia era in trionfo e migliaia di bimbi presero a scendere su improvvisati bob di legno o di cartone per le strade dei paesini montani. Potenza del Rosso Volante.









                            
