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GARMISCH 1936, L’EPOPEA DELLA PATTUGLIA MILITARE AZZURRA

Quando il Cio attribuì il Giochi del 1936 alla Germania, non era ancora prevedibile l’ascesa drammatica del nazismo, e, anzi, i Giochi sarebbero dovuti essere una sorta di compensazione per il popolo tedesco che si risollevava faticosamente dalla Prima Guerra mondiale.
Di fatto, invece, si tradussero in un enorme opportunità per la propaganda del Reich che dispiegarono enormi forze e sostanze per esaltare la potenza teutonica nel mondo. Hitler affidò a Leni Riefenstahl la realizzazione di due film sulle Olimpiadi, ancora oggi oggetto di ammirazione per la modernità delle riprese.
Fu l’Olimpiade del debutto delle staffette nel fondo e dello sci alpino, per il quale si decise di premiare solo la combinata fra discesa e slalom. La Germania vantava la super campionessa Christl Cranz, che tutti i tifosi tedeschi attendevano al successo.
Il Giochi Invernali si disputarono a Garmisch-Partenkirchen e l’Italia puntava molto sugli azzurri delle prove alpine, allenati da Leo Gasperl, già noto per le sue invenzioni tecniche e per i record di velocità sugli sci; e sugli alpini per gara delle pattuglie militari (ancora dimostrativo). A guidare i 44 italiani (5 donne) che partirono per Garmisch era il conte Alberto Bonacossa, mentre il presidente della Federazione italiana era Renato Ricci.
Il regime fece le cose in grande già a partire dalla cerimonia di apertura, alla quale presenziarono 50.000 persone, in un tripudio di bandiere. Fu lo stesso Hitler a dichiarare aperti i Giochi, mentre l’alfiere italiano fu Adriano Guarnieri.
Si prese subito a parlare di gare alpine, sia per la novità, sia perché la pista Kreutzeck, gibbosissima e ghiacciata, faceva davvero paura. Gli italiani in lizza erano: Vittorio Chierroni, Adriano Guarnieri, Giacinto Sertorelli e Rolando Zanni. La prima gara fu la discesa, nella quale si imposero a sorpresa due norvegesi Laila Schou Nielsen e il mitico saltatore Birger Ruud. Battuta la Cranz e battuta anche la nostra Paula Wiesinger, decisamente non in giornata. Poi, però, nello slalom la fuoriclasse tedesca recuperò e vinse la tanto agognata medaglia d’oro, Per l’Italia femminile ci fu il 12° posto di Frida Clara, il 16° della Wiesinger, e il 24° di Nives Dei Rossi, mentre fu squalificata Isaline Crivelli, per salto di porta.
Fra gli uomini, ci fu il 12° posto pari merito di Chierroni e Guarnieri, ma molto si parlò di “Cinto” Sertorelli, partito come un fulmine nella discesa, tanto da riuscire e recuperare il terreno sull’atleta partito un minuto prima di lui. Quando Cinto si apprestò al sorpasso, l’avversario cadde, facendo cadere anche l’azzurro, che perse un bel po’ di tempo per ripartire. Alla fine fu nono, e recuperò altre due posizioni nella combinata, che lo vide buon settimo.
Nel fondo furono gli svedesi padroni del campo, sia nella 18 km che nella 50. Gli azzurri ebbero in Vincenzo Demetz un ottimo combattente, primo classificato dei “non nordici”, al 13° posto nella 18 km. ma un gran sussulto, la delegazione italiana lo ebbe nella staffetta, quando l’Italia fu quarta, alle spalle di Finlandia, Norvegia e Svezia. Merito della prima, grande frazione del piemontese Gerardi, della Valle Stura, e poi di Menardi, Demetz e Kasebacher.
Gran prova fornì l’Italia nella gare per le pattuglie militari, sotto la guida del capitano Enrico Silvestri, con il sergente Luigi Perenni e i soldati Sisto Sciligo e Stefano Sertorelli. L’Italia rimase solo qualche secondo alle spalle dei finlandesi nel fondo, ma fu impeccabile nel tiro. Vinse l’Italia, nel tempo di 2h28’35”, 14 secondi meglio della Finlandia. Terza la Svezia, con distacco. Ampio spazio fu dato al successo azzurro e i giornali in patria portavano titoli cubitali. Quando rientrarono furono trattati da eroi, peccato che la medaglia fu solo dimostrativa.

GARMISCH 1936, L’EPOPEA DELLA PATTUGLIA MILITARE AZZURRA
Quando il Cio attribuì il Giochi del 1936 alla Germania, non era ancora prevedibile l’ascesa drammatica del nazismo, e, anzi, i Giochi sarebbero dovuti essere una sorta di compensazione per il popolo tedesco che si risollevava faticosamente dalla Prima Guerra mondiale.
Di fatto, invece, si tradussero in un enorme opportunità per la propaganda del Reich che dispiegarono enormi forze e sostanze per esaltare la potenza teutonica nel mondo. Hitler affidò a Leni Riefenstahl la realizzazione di due film sulle Olimpiadi, ancora oggi oggetto di ammirazione per la modernità delle riprese.
Fu l’Olimpiade del debutto delle staffette nel fondo e dello sci alpino, per il quale si decise di premiare solo la combinata fra discesa e slalom. La Germania vantava la super campionessa Christl Cranz, che tutti i tifosi tedeschi attendevano al successo.
Il Giochi Invernali si disputarono a Garmisch-Partenkirchen e l’Italia puntava molto sugli azzurri delle prove alpine, allenati da Leo Gasperl, già noto per le sue invenzioni tecniche e per i record di velocità sugli sci; e sugli alpini per gara delle pattuglie militari (ancora dimostrativo). A guidare i 44 italiani (5 donne) che partirono per Garmisch era il conte Alberto Bonacossa, mentre il presidente della Federazione italiana era Renato Ricci.
Il regime fece le cose in grande già a partire dalla cerimonia di apertura, alla quale presenziarono 50.000 persone, in un tripudio di bandiere. Fu lo stesso Hitler a dichiarare aperti i Giochi, mentre l’alfiere italiano fu Adriano Guarnieri.
Si prese subito a parlare di gare alpine, sia per la novità, sia perché la pista Kreutzeck, gibbosissima e ghiacciata, faceva davvero paura. Gli italiani in lizza erano: Vittorio Chierroni, Adriano Guarnieri, Giacinto Sertorelli e Rolando Zanni. La prima gara fu la discesa, nella quale si imposero a sorpresa due norvegesi Laila Schou Nielsen e il mitico saltatore Birger Ruud. Battuta la Cranz e battuta anche la nostra Paula Wiesinger, decisamente non in giornata. Poi, però, nello slalom la fuoriclasse tedesca recuperò e vinse la tanto agognata medaglia d’oro, Per l’Italia femminile ci fu il 12° posto di Frida Clara, il 16° della Wiesinger, e il 24° di Nives Dei Rossi, mentre fu squalificata Isaline Crivelli, per salto di porta.
Fra gli uomini, ci fu il 12° posto pari merito di Chierroni e Guarnieri, ma molto si parlò di “Cinto” Sertorelli, partito come un fulmine nella discesa, tanto da riuscire e recuperare il terreno sull’atleta partito un minuto prima di lui. Quando Cinto si apprestò al sorpasso, l’avversario cadde, facendo cadere anche l’azzurro, che perse un bel po’ di tempo per ripartire. Alla fine fu nono, e recuperò altre due posizioni nella combinata, che lo vide buon settimo.
Nel fondo furono gli svedesi padroni del campo, sia nella 18 km che nella 50. Gli azzurri ebbero in Vincenzo Demetz un ottimo combattente, primo classificato dei “non nordici”, al 13° posto nella 18 km. ma un gran sussulto, la delegazione italiana lo ebbe nella staffetta, quando l’Italia fu quarta, alle spalle di Finlandia, Norvegia e Svezia. Merito della prima, grande frazione del piemontese Gerardi, della Valle Stura, e poi di Menardi, Demetz e Kasebacher.
Gran prova fornì l’Italia nella gare per le pattuglie militari, sotto la guida del capitano Enrico Silvestri, con il sergente Luigi Perenni e i soldati Sisto Sciligo e Stefano Sertorelli. L’Italia rimase solo qualche secondo alle spalle dei finlandesi nel fondo, ma fu impeccabile nel tiro. Vinse l’Italia, nel tempo di 2h28’35”, 14 secondi meglio della Finlandia. Terza la Svezia, con distacco. Ampio spazio fu dato al successo azzurro e i giornali in patria portavano titoli cubitali. Quando rientrarono furono trattati da eroi, peccato che la medaglia fu solo dimostrativa.