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LAKE PLACID 1980, POLEMICHE E OCCASIONI MANCATE

Quella di Lake Placid nel 1980 fu l’Olimpiade delle polemiche e delle occasioni mancate. Le polemiche esplosero ancora prima della cerimonia d’apertura a causa degli impianti sparpagliati nelle valli dei monti Adirondacks, a buona distanza dalla località dello stato di New York che dava il titolo ai Giochi. I giornali locali titolavano “Fake Placid”, per evidenziare la disorganizzazione generale.
Cominciava intanto a diffondersi il timore che gli Usa potessero boicottare i Giochi estivi di Mosca, previsti per la stessa estate. Cosa che puntualmente avvenne, dopo l’annuncio del presidente Jimmy Carter, a kermesse invernale conclusa.
Ma polemiche e litigi ci furono anche fra gli atleti e coinvolsero anche gli slittinisti azzurri, gli unici capaci di portare in patria le due medaglie d’argento che costituirono tutto il medagliere dell’Italia. Gli italiani litigavano apertamente con gli atleti della Germania Est: memorabile il duello fra Ernst Haspinger, slittinista altoatesino, e Bernhard Glass, tedesco orientale. Nel singolo, Glass partì subito, mentre Haspinger dovette attendere due ore a – 20 C°, prima che la pista fosse dichiarata ancora agibile. Glass, poco sportivamente, passò di fianco ad Haspinger in partenza dicendogli: “Vado alla curva 12 a vedere come cadi”. E proprio una sbandata a quella curva costò ad Haspinger una medaglia. L’argento lo vinse Paul Hildgartner, ma con una gara di conserva. Nel doppio, furono d’argento anche Peter Gschnitzer e Karl Brunner, battuti dai tedeschi, ovviamente.
Nello sci alpino, l’Italia femminile avrebbe meritato un titolo di squadra, che però ai Giochi non esiste. Maria Rosa Quario, entrata in sostituzione di Wanda Bieler, fu quarta a 3 centesimi dal podio dello slalom; Claudia Giordani quinta; Daniela Zini settima e Wilma Gatta decima. Mancò però la medaglia. Fra gli uomini c’era il rimpianto di non avere Leonardo David, in coma dopo il brutto infortunio di un anno prima sulla stessa pista olimpica. La Valanga non c’era più, e Piero Gros si fece male nel gigante. I migliori piazzamenti furono due sesti posti: quello di bruno Noeckler nel gigante e quello di Herbert Plank in discesa. Il giovane Ingemar Stenmark vinse due ori, dando il via alla sua leggenda.
Nel fondo, buon sesto posto – dopo essere stata a lungo quarta – della staffetta maschile con Maurilio De Zolt, Benedetto Carrara, Giulio Capitanio e Giorgio Vanzetta.

LAKE PLACID 1980, POLEMICHE E OCCASIONI MANCATE
Quella di Lake Placid nel 1980 fu l’Olimpiade delle polemiche e delle occasioni mancate. Le polemiche esplosero ancora prima della cerimonia d’apertura a causa degli impianti sparpagliati nelle valli dei monti Adirondacks, a buona distanza dalla località dello stato di New York che dava il titolo ai Giochi. I giornali locali titolavano “Fake Placid”, per evidenziare la disorganizzazione generale.
Cominciava intanto a diffondersi il timore che gli Usa potessero boicottare i Giochi estivi di Mosca, previsti per la stessa estate. Cosa che puntualmente avvenne, dopo l’annuncio del presidente Jimmy Carter, a kermesse invernale conclusa.
Ma polemiche e litigi ci furono anche fra gli atleti e coinvolsero anche gli slittinisti azzurri, gli unici capaci di portare in patria le due medaglie d’argento che costituirono tutto il medagliere dell’Italia. Gli italiani litigavano apertamente con gli atleti della Germania Est: memorabile il duello fra Ernst Haspinger, slittinista altoatesino, e Bernhard Glass, tedesco orientale. Nel singolo, Glass partì subito, mentre Haspinger dovette attendere due ore a – 20 C°, prima che la pista fosse dichiarata ancora agibile. Glass, poco sportivamente, passò di fianco ad Haspinger in partenza dicendogli: “Vado alla curva 12 a vedere come cadi”. E proprio una sbandata a quella curva costò ad Haspinger una medaglia. L’argento lo vinse Paul Hildgartner, ma con una gara di conserva. Nel doppio, furono d’argento anche Peter Gschnitzer e Karl Brunner, battuti dai tedeschi, ovviamente.
Nello sci alpino, l’Italia femminile avrebbe meritato un titolo di squadra, che però ai Giochi non esiste. Maria Rosa Quario, entrata in sostituzione di Wanda Bieler, fu quarta a 3 centesimi dal podio dello slalom; Claudia Giordani quinta; Daniela Zini settima e Wilma Gatta decima. Mancò però la medaglia. Fra gli uomini c’era il rimpianto di non avere Leonardo David, in coma dopo il brutto infortunio di un anno prima sulla stessa pista olimpica. La Valanga non c’era più, e Piero Gros si fece male nel gigante. I migliori piazzamenti furono due sesti posti: quello di bruno Noeckler nel gigante e quello di Herbert Plank in discesa. Il giovane Ingemar Stenmark vinse due ori, dando il via alla sua leggenda.
Nel fondo, buon sesto posto – dopo essere stata a lungo quarta – della staffetta maschile con Maurilio De Zolt, Benedetto Carrara, Giulio Capitanio e Giorgio Vanzetta.










