Chamonix 1924, gli inizi contrastati

17 Giugno 2025

La prima notizia relativa alla prima edizione dei Giochi Olimpici Invernali fu che non iniziarono. O meglio, cominciarono, a febbraio del 1924, come Settimana Internazionale degli Sport Invernali, una kermesse che fu ospitata da Chamonix. Ma solo grazie al grande successo dell’evento fu decretato dal Cio, nella sessione del 6 maggio 1926, di assegnare retroattivamente la denominazione di primi Giochi Olimpici Invernali a quella settimana di sport che si tenne due anni prima nell’Alta Savoia. Tra il 25 gennaio e il 5 febbraio, convogliarono su Chamonix 258 atleti provenienti da 16 paesi.
Per la verità, alcuni sport del ghiaccio avevano già debuttato durante i Giochi estivi: nel 1908 il pattinaggio artistico, e nel 1920 sia l’hockey che il pattinaggio.

Esisteva un precedente festival internazionale degli sport invernali, i Giochi Nordici, che ebbero inizio nel 1901, ma erano strettamente legati alle regioni scandinave, con netto predominio della Svezia. Ebbero comunque una discreta sorte, essendo arrivati fino alla settima edizione del 1926. Lo svedese Viktor Balck, fu l’anima di questa settimana di sport made in Sweden. Ma le motivazioni che stavano alla base dei Giochi Nordici erano troppo legati al nazionalismo svedese e alla volontà di promozione del Paese per poter costituire l’altra metà della mela, rispetto ai Giochi Olimpici in edizione estiva, che esistevano già da anni. Per capire ancora meglio: i Giochi Nordici non consistevano solo in gare, ma prevedevano anche spettacoli teatrali, gala, escursioni sulle isole, sfilate, visite guidate a Skansen, una sorta di museo all’aperto nel centro di Stoccolma. Insomma, si trattava di un “evento” che ingolosirebbe i maghi del marketing dei giorni d’oggi, ma che, all’epoca, era quanto di più distante dall’olimpismo firmato Pierre De Coubertin.

La prima proposta di includere gli sport invernali nel giro olimpico arrivò il 18 maggio 1899, tramite Josef Roessler-Orovsky, un ceco che istituì lo stesso Comitato Olimpico del suo paese. Suggerì di far disputare le gare di sci sui Monti Krkonoše (i monti dei Giganti), nel 1900. Ma non si approdò a nulla.
Durante la riunione del Cio del 1911, fu il conte italiano Eugenio Brunetta d’Usseaux a spingere per creare un programma olimpico invernale per l’anno successivo. Trovò la dura opposizione di Balck (che faceva parte anche del Cio), che rispose con un diniego, visto che erano già in programma i Giochi Nordici per il 1913. Brunetta non si arrese e riuscì a coinvolgere altri membri dell’olimpismo nel suo progetto. Ma Balck era molto influente e tenne il punto. Poi arrivò la Prima Guerra Mondiale che costrinse a tenere tutto in “ghiaccio”. Si ripartì nel 1921, fino ad arrivare alla Semaine internationale des Sports d’hiver del ’24, nonostante l’opposizione, niente meno che dello stesso De Coubertain.

Il programma della prima Olimpiade bianca vedeva impegnati gli atleti in cinque sport, suddivisi in nove discipline: il bob, il curling (come disciplina dimostrativa), l’hockey su ghiaccio, il pattinaggio (diviso in figura e velocità) e lo sci nordico, che comprendeva la combinata nordica, la pattuglia militare, il salto con gli sci e lo sci di fondo.
Il dominatore di quell’edizione fu il norvegese Thorleif Haug, che vinse tre gare del nordico (la 18 km e la 50 km di fondo e la combinata nordica), contribuendo a far vincere alla sua nazione il primo medagliere con 17 medaglie totali, quattro delle quali d’oro. Così come tre ori li vinse il pattinatore finlandese Clas Thunberg, oltre ad un argento e a un bronzo. Ma sono da segnalare anche le imprese dell’americano Charles Jewtraw, primo campione olimpico della storia, grazie al trionfo nei 500 metri di pattinaggio di velocità e l’austriaca Herma Szabo-Plank, prima campionessa olimpica nell’unica gara femminile: il pattinaggio artistico.

L’Italia portò in gara 14 atleti, quasi tutti alpini, che però non erano ancora dotati della preparazione che possedevano i rivali del Nord Europa. Il portabandiera fu il bobbista Leonardo Bonzi, sesto nel quattro, pur avendo subito il ribaltamento del mezzo. Enrico Colli, fu nono nella 50 km di fondo e 12° nella 18 km.

Chamonix 1924, gli inizi contrastati

17 Giugno 2025

La prima notizia relativa alla prima edizione dei Giochi Olimpici Invernali fu che non iniziarono. O meglio, cominciarono, a febbraio del 1924, come Settimana Internazionale degli Sport Invernali, una kermesse che fu ospitata da Chamonix. Ma solo grazie al grande successo dell’evento fu decretato dal Cio, nella sessione del 6 maggio 1926, di assegnare retroattivamente la denominazione di primi Giochi Olimpici Invernali a quella settimana di sport che si tenne due anni prima nell’Alta Savoia. Tra il 25 gennaio e il 5 febbraio, convogliarono su Chamonix 258 atleti provenienti da 16 paesi.
Per la verità, alcuni sport del ghiaccio avevano già debuttato durante i Giochi estivi: nel 1908 il pattinaggio artistico, e nel 1920 sia l’hockey che il pattinaggio.

Esisteva un precedente festival internazionale degli sport invernali, i Giochi Nordici, che ebbero inizio nel 1901, ma erano strettamente legati alle regioni scandinave, con netto predominio della Svezia. Ebbero comunque una discreta sorte, essendo arrivati fino alla settima edizione del 1926. Lo svedese Viktor Balck, fu l’anima di questa settimana di sport made in Sweden. Ma le motivazioni che stavano alla base dei Giochi Nordici erano troppo legati al nazionalismo svedese e alla volontà di promozione del Paese per poter costituire l’altra metà della mela, rispetto ai Giochi Olimpici in edizione estiva, che esistevano già da anni. Per capire ancora meglio: i Giochi Nordici non consistevano solo in gare, ma prevedevano anche spettacoli teatrali, gala, escursioni sulle isole, sfilate, visite guidate a Skansen, una sorta di museo all’aperto nel centro di Stoccolma. Insomma, si trattava di un “evento” che ingolosirebbe i maghi del marketing dei giorni d’oggi, ma che, all’epoca, era quanto di più distante dall’olimpismo firmato Pierre De Coubertin.

La prima proposta di includere gli sport invernali nel giro olimpico arrivò il 18 maggio 1899, tramite Josef Roessler-Orovsky, un ceco che istituì lo stesso Comitato Olimpico del suo paese. Suggerì di far disputare le gare di sci sui Monti Krkonoše (i monti dei Giganti), nel 1900. Ma non si approdò a nulla.
Durante la riunione del Cio del 1911, fu il conte italiano Eugenio Brunetta d’Usseaux a spingere per creare un programma olimpico invernale per l’anno successivo. Trovò la dura opposizione di Balck (che faceva parte anche del Cio), che rispose con un diniego, visto che erano già in programma i Giochi Nordici per il 1913. Brunetta non si arrese e riuscì a coinvolgere altri membri dell’olimpismo nel suo progetto. Ma Balck era molto influente e tenne il punto. Poi arrivò la Prima Guerra Mondiale che costrinse a tenere tutto in “ghiaccio”. Si ripartì nel 1921, fino ad arrivare alla Semaine internationale des Sports d’hiver del ’24, nonostante l’opposizione, niente meno che dello stesso De Coubertain.

Il programma della prima Olimpiade bianca vedeva impegnati gli atleti in cinque sport, suddivisi in nove discipline: il bob, il curling (come disciplina dimostrativa), l’hockey su ghiaccio, il pattinaggio (diviso in figura e velocità) e lo sci nordico, che comprendeva la combinata nordica, la pattuglia militare, il salto con gli sci e lo sci di fondo.
Il dominatore di quell’edizione fu il norvegese Thorleif Haug, che vinse tre gare del nordico (la 18 km e la 50 km di fondo e la combinata nordica), contribuendo a far vincere alla sua nazione il primo medagliere con 17 medaglie totali, quattro delle quali d’oro. Così come tre ori li vinse il pattinatore finlandese Clas Thunberg, oltre ad un argento e a un bronzo. Ma sono da segnalare anche le imprese dell’americano Charles Jewtraw, primo campione olimpico della storia, grazie al trionfo nei 500 metri di pattinaggio di velocità e l’austriaca Herma Szabo-Plank, prima campionessa olimpica nell’unica gara femminile: il pattinaggio artistico.

L’Italia portò in gara 14 atleti, quasi tutti alpini, che però non erano ancora dotati della preparazione che possedevano i rivali del Nord Europa. Il portabandiera fu il bobbista Leonardo Bonzi, sesto nel quattro, pur avendo subito il ribaltamento del mezzo. Enrico Colli, fu nono nella 50 km di fondo e 12° nella 18 km.